

In Francia l'aria condizionata diventa un caso politico
Spaccatura tra favorevoli e contrari dopo la proposta di Le Pen
In piena ondata di caldo torrido sulla Francia, con temperature roventi a Parigi e in buona parte del Paese, l'opportunità di sviluppare o meno l'aria condizionata finisce al centro di un acceso dibattito tra le forze politiche. Tutto è cominciato l'altro ieri, con l'approssimarsi della cosiddetta 'canicule', quando, Marine Le Pen, ha promesso un "grande piano per l'aria condizionata". "Lo lancerò già dal nostro arrivo al potere": ha garantito l'esponente del Rassemblement National (RN) Un argomento che non convince del tutto né il governo né tantomeno gli ecologisti. Se tutti concordano sull'aria condizionata in luoghi pubblici come ospedali, scuole o case di riposo, centristi ed ecologisti oppongono diversi argomenti, come il fatto che il suo uso eccessivo rischia di rendere ancora più roventi le grandi città. La ministra per la Transizione ecologica, Agnès Pannier Runacher, ha ricordato che i condizionatori rilasciano il calore all'esterno. E il loro moltiplicarsi in appartamenti o luoghi di lavoro, rischia di contribuire a rendere le temperature in strada ancora più roventi. La segretaria ecologista, Marine Tondelier, accusa da parte sua Le Pen di avere come unico "programma ecologico l'acquisto di condizionatori". Ieri, anche la sinistra radicale ha proposto un suo programma contro gli episodi di caldo torrido. Nella strategia presentata all'Assemblée Nationale, la France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon prevede, tra l'altro, una maggiore protezione dei lavoratori nei cantieri in caso di canicola e l'accesso per tutti a spazi freschi. Dinanzi ad episodi di caldo estremo destinati ad "aggravarsi, dobbiamo agire e pianificare in modo estremamente urgente. Il governo non ha fatto nulla", ha accusato in conferenza stampa a Parigi la deputata Lfi, Clémence Guetté.
E.Molitor--LiLuX