La bioingegneria rivoluziona la cardiologia interventistica
Cardiologi, 'tecniche più precise ma cruciale linguaggio comune'
Dalla ricerca alla diagnosi, dalla creazione di nuovi device a nuove tecniche d'intervento, la bioingegneria sta riscrivendo le regole della cardiologia interventistica. Grazie alla sinergia tra le due discipline, infatti, gli interventi diventano più efficaci e precisi, migliorando la prognosi e la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, secondo gli esperti, riuniti oggi a Milano per il 46esimo congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), finché non si condivideranno le competenze e si acquisirà un linguaggio comune, buona parte delle potenzialità di questa unione rischia di rimanere inespressa. L'impatto maggiore di questa collaborazione tra discipline, si registra nella diagnosi e cura delle malattie valvolari. Inoltre, la bioingegneria ha rivoluzionato la dotazione tecnologica del cardiologo interventista, partendo da una nuova generazione di tecnologie. Per gli interventi sulle coronarie, si parla dello sviluppo degli stent a rilascio di farmaco (Des) come dei nuovi stent parzialmente o interamente riassorbibili e dei palloncini medicati (Dcb, drug-coated balloon), strutture che svolgono la loro funzione di supporto riducendo al minimo o eliminando tracce permanenti sull'organismo. Per l'interventistica strutturale, si tratta di una vera e propria rivoluzione guidata dalla TAVI per la valvulopatia aortica per arrivare ai vari dispositivi per il trattamento delle valvole mitrale e tricuspide. Tra i nuovi strumenti di diagnosi, la modellazione computazionale del sistema cardiovascolare. "Questi modelli sofisticati - spiega Sergio Berti, Direttore U.O.C. Cardiologia diagnostica ed interventistica Fondazione C.N.R. Reg. Toscana, che ha organizzato una sessione sull'argomento al congresso Gise insieme a Simona Celi, Direttore U.O.C. Bioingegneria Fondazione C.N.R. Reg. Toscana - creano repliche virtuali dettagliate della funzione cardiaca, consentendo agli scienziati di simulare l'interazione tra le valvole malate, le camere cardiache e la circolazione sanguigna. Il vero valore aggiunto è il salto verso la modellazione paziente-specifica. Collegando i modelli ai dati diagnostici individuali, si crea un 'gemello digitale' del cuore di un paziente". Il successo di questi avanzamenti "è il risultato di un'interazione costante tra l'acume ingegneristico e la maestria clinica del cardiologo interventista - concludono il presidente Francesco Saia e il presidente eletto Alfredo Marchese - La frontiera non è più solo 'aggiustare' il cuore, ma prevedere, rigenerare e personalizzare la cura".
P.O.Ferreira--LiLuX