

Liga incanta Osaka, 'la musica unisce davvero'
A Expo 2025 il rocker racconta l'Italia tra emozione e orgoglio
(di Francesco Betrò) Quando sale sul palco dell'Arena Matsuri di Expo 2025 Osaka, Luciano Ligabue sorride. È la terza volta che mette piede in Giappone dopo i concerti di Tokyo e la partecipazione al Festival del Cinema nel 2018, ma questa è speciale, perché rappresenta l'Italia nel calendario del Padiglione nazionale. L'arena registra il tutto esaurito, oltre 13 mila persone. Un palco internazionale, un pubblico attento, la curiosità di chi non parla la tua lingua ma conosce a memoria le tue canzoni. "La prima volta che ho suonato a Tokyo mi aspettarono con regalini, lettere scritte con una calligrafia perfetta, e una compostezza che mi aveva incantato", ha raccontato. "Poi, sotto il palco, si scatenarono: cantavano in italiano, parola per parola. E alla fine, come per magia, tornarono calmi, educati, ordinati. È una cosa che non dimentichi". Da Libera nos a malo all'intramontabile Certe notti, Ligabue emoziona il pubblico giapponese. Accanto a lui sul palco c'è suo figlio Lenny, alla batteria. "È un periodo speciale. Dopo Campovolo e Caserta, suonare insieme in un evento così internazionale è un'emozione nuova", confida Ligabue. Dal suo esordio nel 1990 con l'album 'Ligabue' fino a 'Buon compleanno Elvis' e ai trionfi di Campovolo, la carriera del rocker di Correggio è stata una lunga traiettoria di canzoni e raduni popolari, ma anche di evoluzione personale. "Sono cambiato tanto. Il mondo è cambiato. Quando ho iniziato, per fare una foto serviva la macchina fotografica. Internet non c'era, e la musica si viveva tutta dal vivo. Oggi è diverso, ma la voglia di sentirsi parte di qualcosa non è cambiata". Come non è cambiato il suo pubblico, che già dagli inizi della sua carriera si è percepito come una comunità. "Fin dai primi anni ho capito che la mia musica metteva in contatto le persone. Nel fan club arrivavano lettere, storie personali, confessioni. Da lì sono nate amicizie, coppie, persino figli. È la prova che la musica può unire davvero". All'Expo di Osaka, questo spirito trova una nuova casa. Il Padiglione Italia, racconta il cantautore, "è una finestra sul nostro Paese, capace di mettere insieme arte, innovazione e bellezza. C'è tutto: le opere, la tecnologia, perfino l'aerospazio. È come guardare l'Italia da fuori e sentirsi orgogliosi". L'emozione di esibirsi in Giappone si intreccia con quella di portare un pezzo d'Italia oltreoceano. "La canzone è una forma d'arte che in tre minuti riesce a toccare corde profonde, anche se non capisci ogni parola. La musica ha un linguaggio suo, e questo mi affascina sempre". Osaka balla e si emoziona con la sua musica. E Liga si proietta nel futuro: nel 2026 tornerà negli stadi italiani — Roma, Torino e Milano — con tre grandi happening che dureranno due giorni, tra cinema, mostre fotografiche, karaoke e aree per famiglie. "Mi piace che il concerto diventi un'esperienza collettiva, un'occasione per stare insieme. È la stessa energia che ritrovo ogni volta, ovunque vada, ed è così che la musica continua a unire, proprio come qui all'Expo di Osaka". Dopo il concerto giapponese, Ligabue non tornerà subito in Italia visiterà Nara, Kyoto, Miyajima e Tokyo. "Approfittiamo per girare un po' — dice sorridendo —. È un viaggio che sento di dover fare, per conoscere meglio un Paese che mi accoglie sempre con un rispetto e una curiosità che commuovono".
R.Decker--LiLuX